Amanti del Far West e dei Cowboy?
Facciamo un tuffo nella storia della charreria, una tradizione messicana ricca di adrenalina e di spettacolo!
Le origini della charreria e dei charros, i cosiddetti cowboy messicani (nota bene: sono nati prima i charros e dopo i cowboy americani), risalgono ai tempi di spagnoli e indios: i primi non volevano che i nativi messicani apprendessero come cavalcare, perché volevano evitare che si impadronissero di un animale così utile ed essenziale. Solo nel 1619 il Vicerè concesse al gesuita Gabriel de Tapia di insegnare a cavalcare a 20 indios, che dovevano prendersi cura di 100mila capi di bestiame.
La charreria vera e propria ha origine probabilmente nel 1800, quando i lavoratori delle haciendas, grandissimi latifondi a uso agricolo o pastorale, cominciano a specializzarsi nella costruzione di un rapporto col cavallo che andasse oltre le questioni puramente lavorative. Nel 1880 infine, Ponchano Diaz diede origine alla charreria professionale, comprendente dei grandi numeri di spettacolo. La più antica pratica potrebbe essere stata quella della cattura del toro, che si eseguiva con 3 persone: una lanciava il lazo per bloccare la testa, una per le gambe dietro, e una terza pronta a intervenire in caso di perdita di controllo. A disputarsi l’origine sono due Stati messicani: Hidalgo (presunto luogo di nascita della professione) e Jalisco.
La charreria è una questione familiare: i charros infatti sono persone che vivono dell’allevamento, e quindi usano questa tecnica ogni volta che devono marchiare, curare un cavallo o un toro. Solitamente, charro si nasce, anche se esistono dei corsi di charreria per bambini. Anche le donne possono diventare charros: la differenza è che cavalcano con le gambe di lato e non eseguono l’operazione di cattura dell’animale, dilettandosi invece con la pratica del lancio del lazo.
I charros fanno competizioni molto seguite a livello locale (la charreria è considerata uno sport nazionale in Messico), ed esistono diversi circuiti di gare con tanto di scommesse. Uno dei più noti è il “Circuito Excelencia”, una gara annuale che richiede come prezzo di iscrizione 100mila pesos per squadra all’anno. I premi corrispondono alla stessa quantità di denaro: non sorprende dunque che di questo lavoro si possa addirittura vivere.
Ciò che differenzia charros e cowboy sono i vestiti e la tecnica. I charros, prima di catturare l’animale, compiono una serie di movimenti di grande perizia, precisione e estetica, che anticipano il senso “pratico” dell’esercizio, cioè la cattura. Per quanto riguarda l’abbigliamento invece, si compone di una divisa folkorica vistosa, che si presenta in diverse colorazioni.
La charreria è diventata Patrimonio Culturale Intangibile dell’Unesco dal 1 dicembre 2016: un grande riconoscimento per una manifestazione così sentita a livello nazionale e così ricca di dettagli interessanti!